Genosse Don Camillo.

Molto tempo prima di Berlinguer, nella Bassa Padana, il compagno e capocellula Peppone ha immaginato un modo tutto suo di fare il Compromesso Storico. Ha per odiato-amato interlocutore, avversario, affettuosissimo velenosissimo nemico don Camillo, parroco d’eccentrica ma genuina religiosità che, anche lui in modo tutto suo, ha immaginato qualcosa di molto simile alla Strategia dell’Attenzione nei confronti dei comunisti. Peppone e don Camillo si scontrano e confrontano, tentano di continuo >, si fanno reciprocamente tiri birboni, lottizzano poteri paesani, organizzano faide, intrighi, vendette e ricatti all’insegna di un’irresistibile, ilare, fondamentalmente onesta, bonaria, esilarante e irriducibile Coesistenza Competitiva: ciascuno per la vittoria e la maggior gloria dei rispettivi ideali e interessi (che sotto sotto non sono poi tanto divergenti come entrambi credono. Il compagno don Camillo, a parte l’ironica prefigurazione dei sempre più curiosi rapporti (storici) fra Chiesa, PCI e DC in Italia, è in assoluto un capolavoro dell’umorismo e della satira di costume: è un libro che è stato tradotto in quasi tutte le lingue del mondo e ha divertito milioni di lettori, tra cui Giovanni XXIII, Mario Alicata e Krusciov…